martedì 1 luglio 2014

IL LINGUAGGIO NON VERBALE


























Spesso mi diverto a osservare i modi che le persone usano per muoversi nello spazio. 

Da come camminano si capisce molto di più che esaminando semplicemente i loro abiti.
L'abito fa il monaco, può trarre in inganno e deviare uno sguardo distratto. L'incedere e la direzione sono invece più attendibili; osservandoli attentamente si possono interpretare la personalità, il temperamento, il genere di cultura, la professione e perfino la nazionalità. 
A questo punto uno potrebbe chiedersi: ma i tratti somatici definiscono anche quelli caratteriali?
No, questo io non lo credo proprio. Anche se la sociologia e l'antropologia criminale nella visione di Lombroso tendevano a legare i caratteri degenerativi alla struttura fisica e ai tratti somatici, non credo a questa cosa, perché sarebbe veramente discriminante. Fa paura solo a pensarla.

Ho notato invece che la falcata di un avvocato è molto diversa da quella di un ristoratore,  che a sua volta si contraddistingue nel modo di muoversi da un carrozziere o di un metalmeccanico; come per esempio l'andatura di una commessa è diversa da quella di una cameriera. In genere, anche fuori dal loro ambiente lavorativo, queste ultime tendono a camminare velocemente a piccoli passi, con guizzanti spostamenti laterali del capo e il busto proiettato in avanti (forse è l'abitudine a controllare i tavoli), mentre la commessa posa intorno a se' uno sguardo felpato, si muove più cautamente ma parla più velocemente.
Probabilmente l'ambiente sociale nel quale si è vissuti fa la sua parte, e non di rado questo determina anche la scelta del lavoro che si andrà a scegliere.
L'ambiente fisico ne traccia le caratteristiche somatiche - è ovvio - però se è abbastanza facile affermare che una persona proviene dall'Africa o dall'Asia è relativamente più difficile capire se arriva dalla Mongolia o dal Kazakistan, e sembrerebbe ancora più complicato distinguere un olandese da un francese, un inglese da un  tedesco, o un ceceno da un serbo.
 Invece direi di no. 
Se si studiano attentamente le proporzioni del viso e del corpo, i lineamenti, le tonalità dei capelli, il colore degli occhi, la forma dei denti, delle sopraciglia e delle labbra, la gestualità naturale, l'atteggiamento di approccio con le persone, con un po' di allenamento si riescono a distinguere le varie etnie senza l'ausilio della lingua parlata.
E' un divertimento questo che esercito durante i viaggi, ma anche nel territorio dove vivo, ormai il mondo è una miscellanea.
Spero comunque che da queste molteplici caratteristiche la globalizzazione non ci riduca un giorno a un soggetto unico, sarebbe un peccato perdere tanta variegata bellezza. 
Mi ricordo una certa frase di Morgan Freeman (che cognome magnifico!) quando recitando nella parte del moro Azim (credo fosse nel filmetto Robin Hood principe dei ladri) disse così: 

«Dio ci ha donato infinite tonalità meravigliose».

Quanto è vero, ho pensato.