giovedì 4 dicembre 2014

STICAZZI SPECIAL PRIZE



























Una collega mi posta il link di un contest: 
«Dai un'occhiata, se ti va».
Sono mille anni che non partecipo ai concorsi di grafica, però decido lo stesso di andare a vedere... non si sa mai. L'intestazione dice: "Iscrizione al Premio La Balordera - Crea l'Etichetta"
 
Primo dubbio: dal titolo non sembrerebbe un concorso promosso da una organizzazione no-profit, ma continuo a leggere sotto:
«Concorso per la realizzazione di un'etichetta per una linea di vino blablabla, ispirata al tema blablabla, che sarà presentata in occasione di Vinitaly blablabla, per Nutrire il Pianeta blablabla, e promossa in eventi esclusivi Expo 2015».
Ah, ecco, è una azienda che i profitti li fa.  
«Dettagli del premio». Bravi, entriamo nel dettaglio.
«All'artista vincitore verrà assegnato un premio in denaro di 5.000 euro» (beh, quasi un anno di stipendio ad date), «con il quale l'azienda La Balordera acquisisce la proprietà dell'opera e ogni diritto ad essa connesso di proprietà industriale, intellettuale, sfruttamento dell'immagine e blablabla»
 Continuo sotto.
«Allegare il materiale dopo l'avvenuta iscrizione». D'accordo.
«Form da compilare entro e non oltre il 4 dicembre 2014 previo pagamento della quota di iscrizione di € 50».
Rileggo, ma è scritto in rosso e in grassetto, non mi è sfuggito nulla. C'è proprio scritto 50. Cerco da qualche parte se la tassa di iscrizione abbia un senso, che so: "gestione dei file, stampa e montaggio su supporto rigido per esposizione" oppure "allestimento di esposizione collettiva degli elaborati", niente. Mi viene un dubbio. Sono ferma alle tasse di iscrizione di 10 euro o giù di lì, quando ancora i concorsi erano banditi dagli Enti pubblici con finalità socialmente rilevanti e si partecipava solo per fare curriculum. «Ma servono a coprire le spese della giuria» mi spiega la mia collega: «sono abbastanza dignitosi, in genere la partecipazione a questi eventi parte da 200/300 euro».  
Non riesco a trattenermi, comincio a ridere di gusto.

Nuntio vobis gaudium magnum!
Ecco il nuovo che avanza: il Contest del grafico kamikaze. 
Il committente studia un semplice sistema per fare promozione e farti lavorare gratis. Crea un evento, affianca il brand aziendale all'egida di un noto concorso d'arte che raccoglie in media ottomila partecipanti, stabilisce una tassa di iscrizione per coprire le spese di organizzazione offrendo un premio economico al vincitore e promettendogli visibilità all'Expo 2015.   
Esilarante, trattenetemi sto per sentirmi male. 

Ma da quando una azienda privata bandisce un concorso per farsi l'etichetta di vini? Non hanno trovato abbastanza Agenzie di comunicazione pronte ad occuparsi del loro stilismo aziendale? Forse desiderano ottenere il massimo della professionalità al minimo sindacale? O magari si tratta di eludere il vecchio e scomodo "compenso" dovuto al lavoro creativo?  

Facciamo due conti sugli effettivi vantaggi:

- Con  i primi 100 partecipanti l'azienda mandante recupera gli importi versati con la causale "spese organizzative" avendo così già pronta la quota del premio, insieme a cento progetti esecutivi gratuiti, senza scucire un centesimo. Il resto è grasso che cola.
- Ben che vada, si riserverà i criteri di scelta proclamando un vincitore. Pensiero standard degli esclusi di turno: «Amen, mi sono esercitato», «Era già tutto previsto», «Che ciofeca, mio nonno faceva meglio». 

- Mal che vada, uscirà un comunicato stampa col quale si avvisa che nessuna delle opere in gara è stata ritenuta valida ai fini del concorso, i lavori più interessanti finiranno in copia sulla scrivania del tipografo di fiducia come materiale di ispirazione per le etichette dei prossimi cinque anni.  
Sembra tutto regolare e infatti lo è, la presa per i fondelli è legalizzata.  

Ricevo varie proposte di incarico no-budget da parte di persone che mi credono talmente innamorata del mio lavoro da desiderare farlo gratis. Vista la comune tendenza di far passare lo sfruttamento dei talenti altrui come opportunità, riporto qui sotto due linee di condotta, specificando che alla parola "gratis" scatta in automatico il metodo sticazzi.

Risultato di una prestazione gratuita nella versione 

GRAFICO KAMIKAZE:
Fegato ingrossato, aumento della bile e dei consumi del toner (per le prove di stampa), pranzo e cena a base di crackers da mangiare davanti al monitor per rispettare i tempi di consegna "per ieri". 
Costo/ore lavorative, bonifico e spedizioni: a partire da 200 euro + spese di farmacia per Maalox.
Conto in banca: Rosso.

Risultato delle stesse ore impiegate nella versione 
GRAFICO STICAZZI:
Un'ora di passeggiata al parco, lettura della sezione Cultura davanti a un cappuccino e un croissant appena sfornato, corso gratuito di aggiornamento grafica 3D erogato dall'ente formativo cittadino, passaggio in biblioteca per recuperare "Hinagata-japaneseart", tappa dalla zia novantenne per saluto e commissioni, due ore di consulenza graphic/design a giovane studente (barattate con sostituzione dei tergicristalli), scrittura del racconto "Vinci il tuo stipendio" da pubblicare eBook per Kindle, e per chiudere preparazione di crema di zucca e bruschetta verace (con l'ultimo pomodoro raccolto nell'orto della zia).
Costo/ore lavorative: 0 euro + Incarnato alla Heidi dei boschi. 
Conto in banca: sempre Rosso, magenta 70% e yellow 30% 
C'è bisogno di gratuità?
...Carpe diem, quam minimum credula postero.