venerdì 14 giugno 2013

OHIBÒ, È CROLLATO IL SAN MARCO.

Una brutta mattina il signor Marangon sentirà un CRASH sospetto provenire dal Canal Grande. Saltando giù dal letto e affacciandosi dal poggiolo vedrà, con gran sorpresa, la quadriga dei cavalli del San Marco infilati sulla prua di una nave da crociera, come una Polena sulla cresta dell'onda...
"Ostrega, Maria!" dirà sconcertato "Vièn, vièn a vardàre: i gà verto el San Marco!" *(Perbacco Maria, vieni a vedere: hanno distrutto la Basilica!) E non riuscirà ad aggiungere altro, perché subito dopo una, due, tre troupe televisive si caleranno in elicottero fermandosi all'altezza delle sue mutande, per assicurarsi lo scoop di un'intervista in tempo reale.
Gli Arcivescovi di Aquileia si gireranno nella tomba, pensando che si stava più tranquilli quando Attila e gli Unni calavano dalle Alpi fino in laguna. E anche mia nonna veneziana imprecherà dalla sua, di tomba, confermando che "Xè màssa zènte foresta!" *(Ci sono troppi turisti). 


Arriverà il ministro di turno, affermando che si era detto, si era fatto, discusso e parlato non più tardi di ieri sera e i fascicoli erano proprio là, pronti per le firme, sopra la sua scrivania.
Al sindaco verrà un colpo: i debiti per il riassetto del ponte Calatrava, con tutti gli annessi e connessi, gli sembreranno d'un tratto noccioline.

"Nulla è più permanente del transitorio", disse una volta De Gaulle ai connazionali, ma in questa specialità non ci batte nessuno. Non è il caso di muoversi? Venezia non si può vendere come un gadget per turisti. Basta un attimo perché accada il disastro e il mostro galleggiante distrugga il meraviglioso patrimonio dell'umanità. Non è fantascienza, è accaduto a Genova solo un mese fa.


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