venerdì 9 maggio 2014

C'E' CHI INGRASSA CON L'ARIA...



























A maggio escono dalle tane, guardinghi e incazzati.
Imprecano astiosi verso la società patinata delle riviste glamour e ripetono la loro litania come un mantra. 


E' il Popolo Che Ingrassa Con l'Aria.
Una buona percentuale appartiene all'universo femminile, ma non mancano i rappresentanti di quello maschile, belli sani e rubicondi. Più gioviali gli uomini, invelenite le donne, entrambi i generi se la prendono contro i "magri congeniti" e vanno ripetendo con convinzione di sentirsi figli di un dio minore che li ha condannati a ingrassare mangiando... aria!
Farli ragionare sul fatto che la magrezza costituzionale è quasi una leggenda metropolitana e che solo una percentuale molto bassa dell'umanità soffre di questa disfunzione metabolica è una battaglia persa. Certo se parliamo di pura costituzione non si potrà mai trasformare un cavallo da tiro pesante in uno da corsa, la natura stabilisce che si nasca biondi o bruni, alti o bassi, energici o tranquilli. Ti risponderanno che loro ingrassano veramente con l'aria e anche rispetto a te, che hai il privilegio di soffrire settemila intolleranze alimentari che ti salvano dalle tentazioni, sono più sfortunati, perché avendo sempre molto appetito sono perennemente a dieta e quindi sottoposti a rinunce costanti: li hanno progettati alla nascita per ingrassare guardando il cibo.

Con una piccola indagine scopri che l'aria che li fa ingrassare è composta di carboidrati complessi (la dieta mediterranea fa bene), che associano il pane alla pasta (ai cinque cereali però!) che riescono a fagocitare il primo piatto alla velocità della luce mentre tu stai ancora sollevando la forchetta. 

Ti guardano con commiserazione se prendi una pallina di gelato alla menta perché il codice PIN/PUC di accesso al paradiso è tris-di-gianduia-nutella-bacio-alla nocciola di Piemonte su cialda artigianale arrotolata extra/size.
Di correre, camminare o muoversi in bici neanche a parlarne. Quelli sono benefit per chi ha tempo da perdere, chi lavora veramente si sposta solo in auto.
Gli chiedi: non è che vuoi la botte piena e la moglie ubriaca?
Ti risponderanno che al mondo c'è ingiustizia perché le modelle e i ballerini sono magri congeniti. 

Devo ancora conoscere una mannequin o una etoile della danza che introduca più di settanta grammi di pasta scondita al giorno. Certo c'è sempre quella che ama farsi idealizzare e ti racconta che mangia sei portate a pasto senza guadagnare un etto. Ma sono balle. Un individuo che consuma senza muoversi più calorie di quante ne introduca è malato, non possiede certo un organismo sano.  

In vista della prova costume, come soluzione last minute, suggerisco di iscriversi al partito radicale e sostituire Pannella per due settimane. I risultati sono garantiti: forse non sarete in prima linea alle prossime Europee, però sarete comunque in linea.  

In seconda battuta propongo di indossare un sorriso allegro e abiti gioiosamente scollati, che mettano in risalto la grazia delle forme tondeggianti e la felicità del bel vivere... La coerenza è sempre meravigliosa, chi ama mangiare che lo faccia pure, ma senza sensi di colpa estivi. Non c'è niente di più bello di una persona che sa godersi la vita fino in fondo. 
Viva la ciccia!

giovedì 1 maggio 2014

BONJOUR TRISTESSE


























«Sono Luca, del gestore telefonico Pinco Pallino, stiamo facendo dei lavori nella vostra via e volevamo proporle...»
«Mi spiace, mi spiace, ho qui delle persone...» Click. 

 
Oddio poteva essere mio figlio, sensi di colpa a mille, ma no dai, è già la quinta telefonata commerciale e non posso farmi carico del mondo
ne ho già tante di rogne, sì però, povero ragazzo ci sarà rimasto male, vabbè, tanto mi avrà sicuramente già mandato a quel paese, il training formativo glielo fanno per qualcosa, e poi, se volesse trovare un lavoro più stabile perché non fare il calzolaio?

Sì, il calzolaio.
L'altro ieri ho comprato un paio di sandali molto belli a un prezzo irrisorio. Appunto, irrisorio: dove li avranno fatti? Chi li avrà cuciti, un ragazzino di otto anni? Vabbè, ora che faccio, li compro o non li compro, siamo in piena apertura dei mercati o no? E allora via, amen, anch'io in coda alla cassa. Salvo poi dover risolvere il problema dei tacchi clik-clak. I tacchi di plastica sono insopportabili (per il ticchettio) e infidi (per le scivolate). Ecco, bisogna aggiungerci il costo per il gommino silenzioso, quanto costerà? L'ultima volta che li ho fatti fare mi hanno chiesto cinque euro. Ma ahimè, quel calzolaio da Premio Geppetto è andato in pensione il mese scorso. Tenterò con quello del centro commerciale. Sbircio le tariffe: 10 euro, il doppio, ma per forza: fra tasse, costi fissi, materiale e tempo... è il suo prezzo. A questo punto sarebbe stato meglio puntare direttamente su un sandalo artigianale, costa un botto ma forse il tacco lo risparmiavo.
Suono il campanello e dal retrobottega si affaccia un giovanotto:
«Solo entro domani, perché poi chiudo!», mi anticipa.
«Chiude anche lei?» Lo guardo: dall'aspetto direi che non arriva ai trent'anni, mica andrà in pensione?
«No, no» mi rassicura, «Vado all'estero. Ho trovato di meglio».
Ecco. Di meglio. Cosa vorrà dire, mi chiedo, sarà un laureato in chimica che si stava adattando a un lavoro manuale o sarà un artigiano stufo di ingrassare i papaveri dello Stato? Nel secondo caso ha tutta la mia comprensione. Nel primo caso torno a pensare al mancato riconoscimento delle qualifiche manuali. Ne ho già parlato, ma secondo me certe categorie andrebbero gratificate con manifestazioni di riconoscenza tangibile: spazzini, colf, badanti, lavandaie, camerieri, braccianti avventizi e tutte quelle categorie snobbate. Dove sarebbe la bellezza della civiltà senza di loro? (Mi metto in mezzo, perché tre di queste professioni le ho esercitate per un bel po' di anni e a giudicare da come vanno le cose penso che tra non molto farò ritorno alla base).
Ma forse la conformazione delle aspirazioni non è neppure il prodotto di una società capitalista, piuttosto è un virus diffuso attraverso il mantra della comunicazione mass-mediale dalla società dei consumi, un cane che si mangia la coda, rimuovere ogni ostacolo per accedere istantaneamente alla gratificazione, un'aspettativa rispetto alla quale ogni deviazione provoca frustrazione. Tutto per tutti, e subito. 


Fatto sta che, appena lasciati in ostaggio i sandali, vengo fermata al parcheggio da un bel giovane dai tratti africani che vende libri, e insiste perché ne compri uno. Per convincermi mi confida di essere neo-laureato in medicina e di sentirsi fortemente imbarazzato a vendere libri per strada, anzi usa queste parole "Mi vergogno".
Io che sono una divoratrice di libri e ne acquisto sempre più di quanti riesca a leggerne, declino gentilmente l'offerta.
Il mondo ti spezza il cuore in ogni modo, questo è sicuro. Ma ci rimango male, vergognarsi di vendere libri mi sembra quasi una blasfemia. La gratificazione immediata è la pericolosa unità di misura di un'umanità sempre più tendenzialmente globale nei fenomeni e sempre meno disposta ad accettare la fatica, la gavetta, il compromesso.
Forse quel futuro medico ha solo sbagliato facoltà. O forse la conoscenza, alla fine, non sempre libera gli uomini.