venerdì 28 febbraio 2014

LA CITTA'



























 La crisi trasforma la città.
Percorro via Roma: prima c'era Ugo Caòn (le scarpe), Canton Colori (belle arti), l'erboristeria della mia amica Daniela, Boranga con le luminose vetrine di begli abiti e l'arredo-casa più prezioso. 


Ora nel giro di cento metri c'è una banca (la BCC), una vetrina vuota, tre vetrine ricoperte di carta bianca, un'altra banca (Popolare di Vicenza) e un'altra banca ancora (Credem). 
Quale denaro gestiranno queste banche, ora che i negozi e le fabbriche chiudono come per contagio? Nel giro di tre anni lo spazio del commercio si è completamente svuotato.
Per di più, non so se è effetto della tristezza, l'illuminazione mi sembra fioca, camminarci fa paura. Sarà forse una scelta dell'amministrazione comunale a favore del taglio dei consumi, ma è veramente inquietante attraversare alle sei di pomeriggio questa strada un tempo luminosa. 

La metamorfosi è quasi completata, la farfalla di un tempo è regredita allo stato di crisalide, fragile, pallida e bruttina.