sabato 17 agosto 2013

LA FINZIONE NON VENDE.

Chi lavora o ha a che fare con l'ambiente pubblicitario lo sa: la richiesta di emozionare il consumatore/spettatore è una costante. C'è sempre stata l'esigenza di dare visibilità ai prodotti, ma negli ultimi anni la ricerca sensoriale-emotiva ha raggiunto livelli stucchevoli. Sempre per estremi opposti: diffondere il solito refrain popular-sexual, oppure una melensaggine che sfiora il ridicolo.
Il ristoratore chiede evocazioni multisensoriali che irrompano come pulsioni irresistibili dalle profondità descrittive di un Menu fino all'amigdala del cliente.
Il rivenditore di aspira-tutto ambisce a rigenerare l'acquirente nel corpo e nello spirito, polverizzando e liofilizzando il tanfo della frittura di totani appena servita
mediante una nebulizzazione di particelle aeree subliminali che rendano l'ambiente domestico pari a quello di una spa. 
Il materasso è un prodotto della Nasa contenente materia oscura che copre tutto lo spettro elettromagnetico, dalle onde radio ai raggi gamma, con benefici antigravitazionali sulla palpebra cadente.
Questa è l'emozione che si cerca?
Personalmente mi emoziona l'armonia della semplicità. Il bombardamento del "mai visto" è privo di efficacia, se ti impedisce di vedere l'essenziale. E spesso non ricordi neppure il Brand mandatario. Abbiamo perso molte cose, ricercando l'odioso "di tutto, di più".  Abbiamo smarrito l'accettazione del limite, che riesce a togliere di mezzo l'ansia senza farti chiudere gli occhi davanti all'inevitabile.
Ci sono vetrine che si svuotano ogni giorno, di cose che probabilmente non ci servivano e credevamo indispensabili. Anche per la pubblicità è suonata l'ora. Che ritorni alla sua vera essenza: far conoscere le reali qualità di un prodotto, non l'effimero inesistente. Ci penserà il consumatore a fare le sue comparazioni: ha una testa per pensare, ce l'ha sempre avuta, anche se hanno cercato di fargli credere il contrario. Questa è la vera concorrenza.