giovedì 6 giugno 2013

SE L'ABITO NON FA IL MONACO

In alcune persone molto devote, l'immagine di Gesù nella veste di rivoluzionario (Post precedente) ha destato sconcerto. È sembrata un'immagine irrispettosa, quando non dissacrante.
Ho una considerazione molto alta dell'esempio cristiano, diversamente da quello cattolico che opera talvolta per vie traverse e sotterranee. Credo che Gesù abbia rivestito più di qualsiasi altro la figura del rivoluzionario, con un pensiero dichiaratamente controcorrente e lontano da ogni forma di corruzione, interesse, opportunismo sia passato che presente.
Spesso lo sguardo moralista dimentica che anche un candido santino appare come una rappresentazione di idolatria e di paganesimo, alle correnti religiose rigorosamente aniconiche.
Questo accade perché tutto quello che si discosta dall'esempio di educazione ricevuta provoca allarmismo, come ho già accennato a proposito delle rassicuranti abitudini.
Anche la figura di #Don Gallo, ampiamente celebrato dopo la scomparsa, con la sua dichiarata vicinanza alle forme più equivoche dell'emarginazione è stato una presenza molto scomoda agli occhi delle gerarchie ecclesiastiche. Eppure seguiva l'esempio rivoluzionario del Cristo. 

Quell'immagine rivoluzionaria, dunque, è un'opera di creazione non offensiva, perché esprime una visione popolare e sociale ed è quindi una libera espressione di vedute e di sentimento. 

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