lunedì 9 novembre 2015

AGNOSTICA STAND BY


























Stavo per inviare un'email a tema religioso al filosofo conduttore di una nota rubrica di rotocalco, quando - nei titoli dell'uscita di oggi - mi scopro già retrocessa al girone degli ignavi nell'inferno Dantesco prima ancora di spedire la lettera. L'articolo in questione classifica gli agnostici come svogliati individui, incapaci di prendere decisioni. Cavoli! Ci rimango malissimo, proprio non immaginavo. Ora mi toccherà riconsiderare daccapo tutta la mia posizione di "agnostica", quindi non prendere coraggiose posizioni ne' impegnarmi in ragionamenti, perché è faticoso. (Non ero proprio allineata alla categoria).

A dire il vero ho amiche affettuose che frequentano Medjugorje
pregando con devozione per tutti, me compresa, con la speranza di illuminarmi. Ci amiamo e rispettiamo moltissimo, dico loro che probabilmente sono più avanti di me, ma di aver pazienza. 

Altre amiche sembrano libere da ogni verità di fede ma sono a loro volta fervide seguaci di altre correnti di pensiero - laiche, ma pur sempre radicali. Si diventa quello che si mangia (dicono) infatti l'educazione che ho ricevuto in famiglia potrebbe essere classificata come l'abiura dei dogmi, in generale. Nel mio astratto ragionare vedo la devozione fare acqua, quando ripone aspettative nella giustizia divina. Si capisce che l'inconoscibile metta spavento ma non mi convincono né superstizioni né esorcismi o santificazioni. 
A quanto sembra l'entropia che ci attraversa non è affatto infallibile, non ottiene risultati a colpo sicuro e meno che mai si preoccupa delle nostre paure, scorre finché trova un equilibrio con gli elementi che ha a disposizione e se fallisce si rigenera sui pezzi di quei fallimenti, alla ricerca del migliore tra i risultati possibili. Naturalmente questa ricerca di equilibrio non ci piace: può sembrare violenta, ingiusta, cattiva e non accettiamo di essere noi lo scarto. Ecco perché le religioni non mi soddisfano: nascono con la necessità di delegare le soluzioni "a qualcuno che non siamo noi", ma restano - purtroppo - umane.
Si capisce che "da quaggiù" la visione sia talmente limitata da far paura e porti a desiderare un aiuto divino, ma - ahimè - non trovo rassicurazioni negli officianti umani che intercedono per noi. Cosa potrebbero fare di più, se non trarre profitto dai timori e dalle incertezze dell'umanità: non siamo tutti materia dello stesso brodo cosmico? 


La natura panteistica mi appartiene di più, le varie specie si impongono tra loro senza alcun giudicante o giudicato. Solo l'essere pensante invoca divinità superiori - ognuna a propria immagine e somiglianza - e rivendica per se' una facoltà di giudizio personalizzata (e anche di perdono, perché libera tutti e allevia le coscienze). In nome di questa licenza si condanna, si conquista, si sottomette, si ammazza, si squarta e si attendono eterne ricompense. 
Leggo continuamente approfondimenti sulle credenze e sulle religioni dei popoli per cercare di avvicinarmi ai sentimenti del mio prossimo e ne ho grandissimo rispetto: sto all'erta come un segugio in attesa di una rivelazione che mi faccia dire "Ecco, avevano ragione loro!" 
Purtroppo, nelle diversità religiose finora considerate, continua a sorprendermi solo la visione così univoca e materiale del genere umano. Comunque attendo sviluppi.