giovedì 13 giugno 2013

SA COIFFURE MAIS MON DIEU !

Stamattina parlerò di ansia. Non di quella che solitamente si prova prima di un esame o di una visita medica. Ho l'ansia da parrucchiere. Una cosa ridicola. Mi prende ogni volta che ci "devo" andare. In verità il parrucchiere lo vedo due volte l'anno. E già a pensarci mi viene quel sottile senso di disagio da perdita di tempo. Non riesco proprio a godermi i piaceri della vita, è un dato di fatto, ho la sindrome da attivismo cronico. Ed è anche un attivismo di tipo occulto, nel senso che invece, sembro un bradipo. Ma un bradipo attivo. Non sono certo un esponente della categoria multitasking, no. No di certo. Ma dell'iper-attivismo-mentale-organizzato, quello è sicuro. Il 90% del mio lavoro concettuale è di tipo preventivo: metto in fila una lista di ipotesi e valuto i possibili risvolti inaspettati per tutte le situazioni immaginabili, procedendo per esclusione, finché non devo più scegliere nulla, perché è rimasta una sola risposta. A quel punto, fine dei rimorsi e dei rimpianti: ho già escluso tutte le soluzioni difettose.
Che c'entra questo col parrucchiere? C'entra.
Il parrucchiere è la variabile "X". Entri nel suo Salone in un modo e non sai mai come ne esci. Ognuno ha un'unità di misura propria. Ogni centimetro di capelli che taglierà potrebbe variare da mm. 5 a 55, secondo la scuola di pensiero. Spesso il risultato non dipende neppure dal parrucchiere vero, ma dal suo avatar, quello che risiede nella testa di ogni donna e le fa credere di avere il capello riccio di Afef, invece di un pacchetto di vermicelli Barilla N. 7
In genere poi ne esco bene, ma convinta che mai potrei fare questo mestiere rischioso e pieno di incognite. Un riconoscimento honoris causa alla categoria sarebbe comunque meritato.